GAZZETTA DI MANTOVA | 27/02/2019
— Obiettivo: conquistare i giovani abbienti delle province minori Oggi l’incontro tra le aziende e un ente statale dello ZhejiangCASTEL GOFFREDO. Cambio di prospettiva: anziché considerare la Cina solo come terribile concorrente del distretto della calza, quella dei costi produzione stracciati, dei materiali scadenti e pericolosi per la salute, dei prodotti contraffatti, perché non vederla come un nuovo, immenso, potenziale mercato? Se le imprese manto-vane facessero questo, è pronto a scommettere Alessandro Gallesi, presidente dell’Associazione Distretto della Calza e dell’Intimo (Adici), scoprirebbero che ci sono circa 300 milioni di giovani cinesi, tra i 18 e i 34 anni, con elevate potenzialità di acquisto, interessati a prodotti finalmente di qualità.
Da qui la decisione di invertire la rotta: questa mattina alle 11 a villa Europa di Castel Goffredo si terrà un incontro che Adici ha organizzato con Steven An, rappresentante del Ningbo International Investment Promotion Bureau.
Ningbo è una città della Ci-na appartenente alla provincia dello Zhejiang. Ha una popolazione di 7,6 milioni di abitanti. Per gli standard italiani potrebbe essere una capitale, invece in Cina fa parte di quel-la “seconda fascia” che agli oc-chi di un occidentale inesperto risulta quasi inesistente. Eppure è proprio lì che ci sono maggiori possibilità di mercato. «In Cina ci sono 160 città che superano il milione di abitanti, raggruppate in una ventina di cluster – spiega Gallesi – le cosiddette città di primo livello, e in particolare Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen, sono hot spot ormai saturi di concorrenti, mentre altre città di secondo o terzo livello possono presentare opportunità interessanti. È evidente, considerando le nostre piccole dimensioni e la complessità del-la realtà cinese, che la strada ottimale sia approcciare le sin-gole province o municipalità e regioni».
I potenziali clienti delle calze mantovane? «Ragazzi cine-si figli degli operai delle città fabbrica degli ultimi 20 anni, istruiti, con stipendi interessanti e che non amano il pro-dotto cinese. Il governo teme che possano diventare una bomba sociale e ha dato il via libera alle organizzazioni di va-rio tipo per favorire l'importazione sia di prodotto che di know how». Ecco: il Ningbo International Investment Promotion Bureau fa questo. Dunque, perché non cercare di agganciare questa opportunità?
«È ora di passare dalle paro-le ai fatti– avverte Gallesi –. Dobbiamo andare fuori dall’Europa, sviluppare nuovi canali. È fondamentale, però, capire che in Cina si hanno opportunità concrete di business solo se si passa attraverso le organizzazioni governative».
Il Nigbo investement, spiega Gallesi, si muove su più fronti presentando tutte le possibilità offerte dal suo territorio in termini di apertura di canali di export verso la Cina (canale fisico e digitale e-commerce) e in termini agevolazioni e opportunità per gli investi-menti di asset produttivi di aziende italiane in Cina e di in-vestimenti e partnership sia da parte loro con attività e brand italiani». Quello di oggi sarà un primo contatto, poi toccherà alle aziende darsi da fare. Ma «in Cina bisogna andarci assieme». —